Alzi lo sguardo, superi ostacoli, muovi le gambe e appoggi i palmi delle mani sulla roccia fredda. Ti spingi più in là, segui un fiume, corre nelle profondità. Lo ascolti, confidi un peso affondando una pietra. Credi che l’ascolto sia reciproco, scopri il ricordo effimero della tua presenza. Continui ad osservare il cielo. Cerchi l’orizzonte, le vette, ti accecano i versanti innevati colpiti dal sole ancora basso, brillano vivi. 

Vivi il silenzio dell’eternità ma dentro cresce il sussulto dell’animo davanti al sublime. La grandezza accentua la tua fragilità tanto da rendere il Grande un universo con vita propria. 

Non dialoghi con le montagne ma con il sentiero, con l’albero piegato. 

Non raggiungi la vetta ma nell’abbaglio della sua visione vivi l’immaginazione del tuo passo sopra di essa. Un gioco continuo che alterna i tuoi passi sulla terra vergine e l’immaginazione delle grandi vie nei confini illuminati dal giorno.

Tutto si trasforma ad ogni bivio e ad ogni ora. 

Si unisce alla pelle il confine, forse vero forse falso di un voto professato alla Montagna. 

Si torna a valle sempre così: sinceri, piccoli e leggeri. 

19\02\24 Atlas Mountains, Marocco