Due ferrate nella notte

(Prima parte)

Ricordi di quella notte.

Spinti verso il cuore dell’Appennino alla ricerca di un qualcosa. Quell’oscurità ci ha donato le ombre della notte

e i colori della nascita del mondo.

Sempre di notte, sempre troppo tardi.

#doveosanolecapre

Questo luogo sta diventando un raccoglitore di ricordi. Tutto ciò che scrivo emerge nella mia mente come un’immagine, come un momento, un frammento o una sensazione frenetica. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno preso parte a questo album di fotografie stupende. La semplicità di un ricordo mi dona una gioia profonda invisibile ma tangibile, un benessere che va oltre al momento presente perché richiama in sé tutto un trascorso collegato da un filo sottile con il momento del qui e ora.

Il tempo è l’elemento unico e fondamentale che ordina e comanda la vita di tutti. La risorsa più preziosa per poter vivere. È la corsa continua del sole e la luna con noi lì sotto: piccoli, impotenti, indaffarati e pensanti. Ecco perché una fotografia è una rivoluzione incredibile. Un’invenzione tanto grande seppur quasi scontata in grado di fermare per sempre un momento. È questa la forza che blocca e ostacola la corsa folle della Terra rendendola una viva emozione all’interno della nostra mente. Questa consapevolezza di ricordo m’affascina e mi spinge a vivere ogni giorno al massimo delle possibilità, al massimo della follia, al massimo dell’espressione.

Correre per spazi aperti per immortalare ricordi, emozioni e sguardi di persone.

3 Maggio 2023

“Quanto tempo hai?” chiedo al telefono ridendo.

“Beh stacco dal lavoro alle 17.00 e riattacco alle 14.00 del giorno dopo” risponde Tom con una serietà inaspettata.

“In pratica hai una mattina libera” affermo temporeggiando per comprendere che piega stesse prendendo il discorso.

“Esattamente” conferma Tom con tono fermo.

Riconosco l’aria frizzante che si crea quando sta per uscire una nuova proposta al limite del razionale. Ormai si seguirà questa l’emozione anche se non si sa nulla di quello che porterà la fantasia. È già tutto deciso.

“Io sono a ritirare il furgone vicino a Garda alle 16.30” aggiungo.

“Perfetto! Senti il piano…”

Terminata la chiamata ci salutiamo, prendo carta e penna e riporto il programma ascoltato e accettato senza modificare nulla, nella mia mente sembra perfetto:

  • 480 km di macchina,
  • notte in tenda,
  • attacco notturno alla ferrata del monte Penna, nell’appennino Modenese e subito dopo ferrata del Barranco del Dolo.
  • entro le 10.00 assolutamente essere di nuovo alla base della ferrata e partire per essere a casa alle 14.00, ora di inizio lavoro di Tom.

Non abbiamo pensato più di tanto. In realtà non abbiamo ragionato nemmeno una volta. Un pensiero nato dall’entusiasmo di un’avventura senza filtri ne razionalità. In un certo senso vivendo così mi sembra di poter sconfiggere le forze del tempo. È come se si lanciasse una sfida all’orologio, alla notte e al giorno.

Dentro di me, già da giorni, immaginavo questo momento folle, immaginavo il buio della notte e noi appesi a qualche parete dei nostri Appennini.

5 Maggio 2023

Mi trovo vicino a Garda questa mattina ma sento la frenesia nell’iddossare lo zaino e percepisco quella di Tom che prende il treno dopo otto ore di lavoro correndo lungo tutta la via Emilia in cerca delle nostre montagne. L’amicizia: una profonda e semplice voglia di condividere la vita senza voler rientrare in qualche forma preconfezionata. Essere sé stessi a contatto con l’altro che vive lo stesso senza dover giustificare nulla.

Alle 20.00 sono in stazione a Modena, attendendo il fischio del treno in arrivo.

È quel sorriso che conosco ormai a memoria, sempre lo stesso. Il momento prima dell’inizio è quello che più mi emoziona, quell’istante nel quale non esiste nient’altro. Siamo gioiosi come bambini. Il furgone appena preso ci rende ancor più esaltati e l’abbraccio prima di partire conferma la follia di questa impresa.

Tom lancia lo zaino nel cassone. Siamo pronti a partire.

Ho fatto la spesa poco prima, comprando fagioli, una minestra pronta ma basta un secondo per farci pensare alla stessa cosa.

“Pizza?”

“Pizza si dai, ormai è tradizione”

Finisce sempre così, quasi tutte queste avventure iniziano di notte perchè non abbiamo il tempo di riposare e attendere il nuovo giorno. Ci fermiamo sempre per strada per gustarci una birra o mangiare qualcosa, è un momento parte integrante del viaggio stesso.

Passiamo di fronte alla prima pizzeria ma viene scartata, troppo chic. Il locale con le posate d’acciaio e i tovaglioli di pizzo non fanno al caso nostro che indossiamo un cappellino, scarpe da trekking bucate e una maglietta evidentemente stropicciata.

All’altezza di Sassuolo o da qualche parte in quella zona passiamo davanti an piccolo locale sulla strada, è già buio. La località conta poche case e quasi tutte sembrano chiuse o disabitate. Un’insegna luminosa riporta la scritta “Pizzeria d’asporto” fuori dalla porta sono collocati un paio di tavolini di plastica, un signore fuma seduto sulla sella della moto, probabilmente aspettando il suo ordine.

“Questo è il nostro” grido a Tom mentre freno bruscamente il furgone.

“Si, si questo è perfetto!” conferma sorridendo.

Al banco una signora sorride e ci consegna un menù su un volantino. Con calma decidiamo i gusti, pesando bene ogni singolo ingrediente.

“Mangiate qui?” domanda la robusta signora tutta sporca di farina e pomodoro.

Ci guardiamo al volo: “Si, si!”

Siamo seduti fuori, una bottiglia di birra è aperta sul tavolo e i due bicchieri di plastica sono sempre pieni. L’atmosfera è perfetta. Non so bene illustrare le forme di questa sensazione ma queste località piccole e disabitate mi sembrano quasi celate da un mistero inafferrabile quando cala la sera. Non sapere dove ci si trova, la semplicità di una pizza mangiata a bordo strada, il sapore fresco della birra e la compagnia nella notte creano l’atmosfera perfetta per discorrere. Divaghiamo a lungo su tutto quello successo nelle precedenti settimane, ognuno si aggiorna sulle metamorfosi della vita, sulle gioie e sulle fatiche. Assicuro che Conversare è davvero liberatorio. La pizza assume un sapore diverso e la mente si perde nel tempo. Ci godiamo la serata come se dovessimo semplicemente andare a letto da lì a poco ma in realtà è solo l’inizio del viaggio e ci attendono altre due ore di macchina per raggiungere Civago, la nostra meta.

Terminata la birra e la pizza ci alziamo con calma. Raccontiamo ai proprietari i nostri piani. Loro sorridono anche se credo che non abbiano ben compreso, va benissimo così.

Siamo di nuovo in viaggio. L’oscurità della notte ci avvolge. Abbandoniamo le strade provinciali e iniziamo a prendere quota. Senza poter scorgere i colori e ciò che ci circonda comprendiamo che stiamo per entrare nell’Appennino. Attorno a noi sagome scure di boschi e monti ci avvolgono. Sulle nostre teste le stelle abbracciano tutto il mondo che dorme mentre noi corriamo sulla cresta seguendo la strada infinita circondata da sottili linee bianche.

Ci fermiamo per qualche minuto cercando di orientarci sulle mappe. Il buio totale pesa sul fondo mentre la nuvola di stelle ondeggia scivolando lentamente.

Eccoci! Ci siamo. Le indicazioni terminano in una strada sterrata lungo un corso d’acqua in piena a causa della pioggia di questi mesi. Appena scendiamo dall’auto la primavera umida stuzzica le narici.

Corriamo come pazzi nell’oscurità, cercando di scorgere qualche sagoma, qualche movimento, siamo assetati di curve, di forme, di scoprire il sublime della Terra. Ogni montagna ha la sua profonda e indelebile identità.

Con la torcia frontale scorgo un qualche elemento infisso vicino ad una serie di arbusti. Mi avvicino… sempre di più finché la luce non illumina una scritta: “Ferrata monte Penna”. Di colpo ecco la magia. Tutto si rivela ai miei occhi. Un massiccio violaceo irrompe nel nero del paesaggio elevandosi elegante e spaventoso verso il cielo stellato.

Il mio compare accorre ad ammirare e a condividere quello stupore che non smette mai di farmi sentire vivo.

È tardissimo, secondo i piani tra neanche quattro ore dobbiamo svegliarci, masticare qualcosa, imbragarsi e attaccare la parete il prima possibile.

Ci osserviamo intorno, cerchiamo uno spot per montare la tenda. La terra è dura e cosparsa di sassi. Come sempre bastano pochi secondi per comprendere ciò che entrambi pensiamo. Berlingo sarà la nostra tenda. In pochi minuti lo prepariamo per la notte.

Stendiamo tutti i materassini e i piumini per ammorbidire il legno del pianale ricoperto di polvere.

Per stare diritti dobbiamo alzare le gambe sulla rete metallica che divide la cabina dal cassone. Ridiamo! È scomodissimo, ma ridiamo perché siamo due folli nel cuore della notte, con le teste in un furgone e gli occhi verso il mondo. Dai finestrini si può scorgere persino una sezione della parete e il cielo indescrivibile. Dormire è impossibile. L’adrenalina è troppa. Poco prima ero a Garda a comprare il furgone, dopo di che, seduto a bordo strada a condividere la pizza nel miglior ristorante d’Emilia e ora qua, nel cuore nell’Appennino Modenese, nel cuore della nostra Terra attendendo le ore prima di iniziare l’avventura. Penso a tutto questo mentre chiudo gli occhi attendendo che le stelle ballino nel cielo.

(continua…)

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